Con l’emergenza sanitaria che ha colpito l’intero globo dagli inizi del 2020 l’economia ha subito un’enorme batosta sotto vari profili. Anche il prezzo del petrolio è crollato a causa del virus che per mesi ci ha tenuto chiusi dentro casa.
Era dai tempi della seconda guarda mondiale che non si assisteva al precipitare della domanda del petrolio. Si perché si è cercato di mantenere l’offerta sempre agli stessi livelli, anche se per un periodo a causa del lockdown, anch’essa è diminuita.
Il ruolo della Russia nella crisi del petrolio
Finché si è potuto si è continuato a lavorare senza sosta, ad estrarre il greggio così come ha fatto la Russia di Putin dicendo niet alla richiesta di altri paesi di interrompere momentaneamente la produzione per poter trovare un equilibrio tra domanda ed offerta di petrolio.
Ne ha risentito quindi soprattutto il mercato dei carburanti e con loro i depositi carburanti. Con il lockdown globale i consumatori principali rimanendo a casa hanno, causa forza maggiore, smesso di usare i mezzi di trasporto, e quindi hanno smesso di fornirsi come prima di benzina o gasolio. Diminuendo il consumo dei prodotti raffinati, diminuisce la domanda facendo crollare il prezzo del greggio.
I consumatori sono la parte lesa o vincente?
La risposta che ci verrebbe da dare è che i consumatori sono coloro che hanno guadagnato di più in termini economici. Niente di più falso. La risposta ovvia non è mai quella corretta. Di norma non spendendo più denaro per acquistare beni di prima necessità si pensa che possa esserci un certo risparmio; può esserci all’inizio ma dopo non è così.
Non tutti hanno potuto lavorare da cosa in modalità smart working. Molti hanno perso il lavoro o comunque non hanno avuto entrate fisse tutti i mesi. Il consumatore è sicuramente la parte lesa.

I principali paesi europei ed extraeuropei hanno potuto acquistare petrolio a prezzi ridicoli. Così quando la situazione fosse migliorata avrebbero e hanno venduto i barili di petrolio a prezzi elevati, speculandoci sopra. L’emergenza sanitaria globale ha segnato notevolmente il mercato petrolifero. Hanno tirato un sospiro di sollievo quei paesi che erano sotto il torchio della tassazione americana e ne hanno guadagnato invece quei paesi che sono sempre stati importatori dell’oro nero.
Ci sarà un ritorno alla normalità?
Niente sarà più come prima dopo la messa in ginocchio da parte del covid-19 di tutto il mondo. Ad oggi il prezzo del petrolio è salito ma non ci si sente ancora del tutto al sicuro. C’era chi pensava che dopo 6 mesi dal lockdown le cose sarebbero cambiate e anche meglio di prima.
Ed invece non è così. Si teme un altro lockdown e si teme che il prezzo dell’oro nero crolli nuovamente. Gli studi che analisti stanno portando avanti ormai da mesi fanno ben sperare. Il pianeta sa cosa potrebbe riaffrontare, è più preparato quindi è auspicabile una ripresa del greggio anche se ad aggravare la situazione vi è l’eccessiva offerta di petrolio da parte di quei paesi che lo producono.
A proposito di produzione, non si raggiungeranno più i livelli degli altri anni perché l’emergenza sanitaria ha messo in luce i problemi ambientali che la troppa emissione di anidride carbonica comporta.
Per quanto tempo ancora verrà sfruttato il petrolio?
Intanto c’è stato un boom di acquisti di autoveicoli elettrici e questo deve farci pensare; si stanno studiando modi per sfruttare il gas naturale che nei prossimi anni sostituirà il carbone. Non mancherà l’uso dell’energia eolica e solare.
Quello che si è appreso, o che si spera si sia appreso è che bisogna mantenere un occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente. Recentissimi studi sia durante il coronavirus che dopo hanno riscontrato nelle città più inquinate dei notevoli miglioramenti dell’aria respirabile.